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Categoria: ARCHIVIO

[traduzione] “Amore e Rabbia”

Posted on 2020/11/05 - 2024/04/11 by phrocissime

Con piacere vi presentiamo “Amore e Rabbia“, fanzine prodotta dalla collettiva Lesvos LGBTQI+ Refugee Solidarity, traduzione a cura della Brigata Saffo.

In questo testo viene trattato un tema mai discusso: la migrazione delle persone queer. In “Amore e Rabbia” le compagne che vivono sull’isola di Lesbo raccontano la propria lotta contro il regime migratorio europeo e la queerfobia istituzionalizzata nelle procedure per le richieste d’asilo.

Nel campo profughi di Moria sull’isola di Lesbo, pensato per accogliere tre mila persone, oggi ce ne sono più di ventimila in un inferno di tende e lamiere che si estende tutto intorno alla struttura originaria. Il campo lager di Moria, di cui le compagne chiedono il completo smatellamento, è un intricato labirinto di abitazioni fatte di rottami, privo di strutture igieniche, costantemente infetto. Abbandono e impoverimento generali fanno crescere la violenza e la prevaricazione soprattutto contro bambinx, persone queer e donne. Attualmente il campo di Moria è stato dato alle fiamme dalle persone migranti e dalle/gli attivist a loro solidali. La situazione politica e le condizioni di vita sull’isola sono molto precarie e in continua evoluzione.

Crediamo che il racconto diretto di chi vive in prima persona la violenza della Fortezza Europa sia uno strumento importante nella costruzione di una lotta queer solidale; per noi è indispensabile ascoltare le voci delle persone migranti e rifugiate queer per poter dare risonanza alle loro parole e supportarle.

SOLIDARIETÀ QUEER CONTRO OGNI FORMA DI RAZZISMO!


AVVISO: questo opuscolo contiene racconti di violenza razzista e queerfobica.

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Posted in ARCHIVIO, FANZE

7 e 8 novembre, Bologna: rete nazioAnale TRANSFEMMINISTA QUEER

Posted on 2020/10/29 - 2024/04/11 by phrocissime
La pandemia globale da coronavirus e la crisi economica che ha generato hanno mostrato le vulnerabilità e l’interdipendenza dei corpi, dei territori, delle specie e delle popolazioni. E’ necessario costruire reti di mutualismo a favore delle comunità di chi ha subito maggiormente le conseguenze della crisi. La ricaduta delle misure di sicurezza e igiene pubblica, infatti, è stata fortemente asimmetrica e ha segnato ancora di più le gerarchie e le divisioni neoliberali di classe, di razza, di genere e di sessualità. Come lesbiche, frocie, bisex, persone trans, intersex, asessualx, madrx, femministe e transfemministe queer abbiamo sempre lottato mettendo al centro la riproduzione sociale e mai come in questo momento è emersa la sua rilevanza rispetto alla produzione. Tuttavia, nonostante la centralità della salute degli individui nel discorso pubblico, il diktat della produzione, dell’estrazione e del profitto si è imposto sulla cura, che ora come non mai si dimostra terreno di lotta politica.
Già nel contesto del percorso Marciona 2020 avevamo affrontato questi temi, dando priorità alla presa di parola queer nello spazio pubblico attraverso la critica alla forma “Pride” mainstream. Dopo l’inizio della pandemia, ci siamo riunit* in diverse assemblee trans-territoriali e ne abbiamo evidenziato le ricadute sulla materialità delle vite queer, punto di partenza imprescindibile per costruire le nostre pratiche.
Abbiamo agito secondo un principio di autoresponsabilizzazione collettiva per il contenimento del contagio e di autogestione critica del distanziamento fisico, scegliendo di porre al centro il mutualismo. Agire mutualismo e solidarietà queer, oltre che rispondere alla necessità materiale di scambiare risorse, cibo, denaro, ha una forte valenza politica: rendere visibili forme di relazioni “altre”, reti di affetto e sociali non familistiche e non di sangue.
Infine, siamo finalmente sces* in piazza numeros*, da Milano a Bologna, Torino, Rimini, Firenze, Bergamo, Messina, Roma, Genova, dando vita ad un Coordinamento Pride transfemminista queer, in una cornice comune (https://marciona.noblogs.org/post/2020/06/22/verso-un-pride-transfemminista-queer/).  Queste le nostre rivendicazioni: la lotta alla violenza di genere e dei generi e allo stigma che colpisce sex worker e persone sieropositive, per la depatologizzazione delle transizioni e delle vite trans e non binarie, in solidarietà con il movimento Black Lives Matter e con tutte le resistenze queer, femministe, antirazziste, anticolonialiste, antifasciste globali.
La discriminazione non è un fatto meramente culturale, produce disuguaglianza sociale e materiale, per questo chiediamo reddito di autodeterminazione e accesso a salute, casa, istruzione per ognun*: per transitare fuori dai vincoli famigliari, patriarcali e omosociali. A partire da questa lettura della violenza strutturale e eteropatriarcale abbiamo preso parola anche sulle proposte legislative a contrasto dell’omolesbobitransfobia. 
Abbiamo scelto di convocarci tutt* per due giorni come nuova rete transfemminista queer per confrontarci sul percorso compiuto fino ad ora e rilanciare la nostra iniziativa politica.
Questi due giorni saranno strutturati in modalità mista (online ed in presenza) a Bologna il 7 e 8 novembre 2020, presso il Circolo ARCI Guernelli, via Gandusio 6, Bologna.
Chiediamo a tutte le favole che leggono questa convocazione di compilare il sondaggio sulla partecipazione online e offline a questo indirizzo: https://forms.gle/bq67i6bUSz2cKnz8A . È necessario sapere i numeri della partecipazione e le esigenze per gestire al meglio i due giorni e impostare i canali online in modo da garantire l’accesso a tutt* coloro che non possono essere presenti.
PROGRAMMA IN MODALITÀ MISTA ONLINE E OFFLINE (in aggiornamento)
    
GIORNO 1 WORKSHOP E TAVOLI TEMATICI
I tavoli sono organizzati in modalità World Cafè e saranno accessibili online su Discord e in presenza: ogni tavolo è composto da sottogruppi, all’interno dei quali una persona volontaria terrà un resoconto e si occuperà della gestione della trasmissione online. Un’altra persona coordinerà la discussione proponendo alcune domande inerenti al tema del sottogruppo. Ogni partecipante può muoversi tra i sottogruppi per contribuire alla discussione. Alla conclusione, verranno messi a confronto i resoconti di ciascun sottogruppo per elaborare una sintesi da presentare in plenaria la domenica. Sia la discussione generale, sia i sottogruppi saranno forniti di canale Discord dedicato per seguire e partecipare a distanza. 
**** 10:30 Presentazione e benvenuto
    
**** 11-13
1. Tavolo SCUOLA
2. Tavolo MUTUALISMO
3. WORKSHOP Il colore del genere e dell’orientamento sessuale 
    >>Laboratorio su razzismo e privilegio bianco negli ambienti queer e nei movimenti politici. Come darci strumenti per prevenire e contrastare gli atteggiamenti razzisti nei nostri spazi? Lettura collettiva e discussione a partire da testi scritti da persone razzializzate che hanno riflettuto sull’argomento. SOLO IN PRESENZA
    
**** 13-14 PAUSA
**** 15-17
1. Tavolo SALUTE
      a. Salute mentale
      b. Salute trans e accesso agli ormoni
      c. Consenso e COVID (uso dei dispositivi sanitari)
      d. Accesso alla Salute riproduttiva e non riproduttiva (MTS, HIV, Aborto)
 
 2. WORKSHOP Riot porn by abrACABlab
Il workshop sarà diviso in due:
        – Quanti occhi ci guardano?: autodifesa urbana contro i dispositivi di sorveglianza (online o in presenza)
        – Autoproduzione di sex toys vegani con materiali di recupero (in presenza) oppure con tutto quello che abbiamo già a casa (online)
**** 17-19
1. Tavolo Metodo e comunicazione
      a. Strumenti di comunicazione interna 
      b. Strumenti comunicazione verso l’esterno e grafica
      c. Sicurezza informatica 
GIORNO 2 ASSEMBLEA PLENARIA
 ODG
  • MATTINA
    Restituzione e confronto sui workshop di sabato
    Condivisione di pratiche locali e nazioanali
  • POMERIGGIO
    Transfemministe queer in piazza: come prendiamo parola e agiamo nello spazio pubblico?
Posted in ARCHIVIO, Comunicattive

CONTRO LA VIOLENZA )*( MOLTO PIÙ DI UNA LEGGE

Posted on 2020/07/14 - 2024/04/11 by phrocissime

È in corso oggi una mobilitazione nazionale contro l’approvazione della proposta di legge Zan-Scalfarotto. Secondo gli organizzatori di questa iniziativa il ddl non è considerato solamente inutile: l’omofobia e la transfobia, dicono, sono forme di discriminazione che sarebbero già punite dal “codice penale italiano”.  Gli organizzatori della contestazione di oggi parlano addirittura di deriva liberticida: la legge dicono, è in contrasto con la libertà di opinione.

Li conosciamo bene i cattoreazionari dietro queste piazze, sono quelli del movimento pro-life, della famiglia naturale, gli anti abortisti, quelli che la donna è madre e custode del focolare domestico, quelli che l’omosessualità va curata anche a suon di botte, quelli che la transessualità è perversione.

Gli alfieri e le ancelle dell’oppressione eteropatriarcale oggi scendono in piazza chiedendo che venga tutelata la loro libertà di opinione, ma sappiamo benissimo che stanno parlando della loro libertà di oppressione.

Conosciamo il mondo che vogliono proteggere, ce lo raccontano quotidianamente le ferite e le cicatrici che ci lascia addosso l’eteronormatività delle famiglie in cui nasciamo, delle scuole in cui cresciamo e dei lavori con i quali tiriamo a campare, quando abbiamo la fortuna di avere una famiglia una scuola e un lavoro.

Conosciamo sulla nostra pelle la violenza omolesbobitransfobica. E sappiamo benissimo che l’obiettivo della destra cattolica di declassare l’omofobia, la transfobia, la bifobia e la lesbofobia a problemi da non affrontare mai e da invisibilizzare, è funzionale al mantenimento del sistema di oppressione eteropatriarcale attorno al quale si tutela il privilegio del maschio bianco. Noi ci opponiamo con forza al modello violento della Famiglia tradizionale, quella ingessata nel binarismo di genere e nella sottomissione della femminilità relegata nel corpo della donna biologica.

Sì, la conosciamo la propaganda di quelli che oggi scendono in piazza contro il ddl Zan: Patria Famiglia Chiesa… lo ribadiamo, vogliono unicamente tutelare la loro libertà di oppressione.

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La propaganda cattolica fondamentalista è violenza omolesbobitransfobica e aggredisce le persone LGBTQIA+ – tutte le persone che non sono etero, tutte le persone che non sono cis – rendendosi mandante morale delle violenze che viviamo in quanto lesbiche, gay, frocie, persone trans, non binarie, donne; violenze all’ordine del giorno nelle case, nei luoghi di lavoro, nelle strade, nelle città, nei centri e nelle periferie, da Nord a Sud.

Per queste ragioni è senz’altro necessario per noi esprimere solidarietà per l’approvazione di questo ddl. Certamente.  Ma per noi è soprattutto indispensabile muovere forti critiche a questo approccio legalitario e dire e ribadire che questa legge non basta e quindi non ci aiuta a tutelarci e a protegggerci. Come bene hanno detto le nostre compagne bolognesi, “chiediamo molto di più del ddl Zan!”

Occorre per noi muoverci oltre il concetto di fobia e parlare di violenza cis-etero-patriarcale come problema sistemico che necessita di un contrasto altrettanto sistemico.

Le aggressioni fisiche compiute da singoli individui che questa legge punisce sono solo la punta dell’iceberg; l’omofobia è un problema strutturale alla nostra società ed è principalmente di stato, comincia nelle famiglie, cresce nelle scuole, e finisce nelle prigioni.

Noi non crediamo che inasprire le pene o riempire le galere sia la soluzione ai nostri problemi. Sappiamo che le galere, ancora una volta, le riempiranno con le persone meno privelegiate, mentre dai pulpiti delle chiese e dei media odio e altro odio continuerà a essere seminato legittimando le aggressioni quotidiane alle nostre vite.

Non offriamo campo fertile a chi semina odio.

Contrastare la violenza eteropatriarcale è una lotta di tutti i giorni, perché la violenza è quotidiana e strutturale.

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Ricordiamoci anche che oggi parliamo di questa legge per le pressioni della comunità europea e non per una battaglia che qualche politico e qualche partito vorrebbero intestarsi. Ricordiamoci anche che il testo in fase di approvazione è un testo azzoppato dal compromesso e dall’ipocrisia di stato, uno stato che presta ancora un orecchio complice alle religioni che hanno voluto e permesso che si morisse di aborto, di violenza domestica, di paura della sessualità. Uno stato che vuole punire l’odio ma continua a fomentare il razzismo imprigionando migranti nei CPR.

Rilanciamo quindi e rivendichiamo oggi una battaglia politica che superi l’approccio legalitario e combatta sul piano culturale la violenza etero patriarcale in tutti i settori della nostra società.

Cogliamo quest’occasione, in cui di nuovo i fomentatori d’odio occupano le piazze, per ricordare che la nostra lotta è appena cominciata. Vogliamo una scuola dove vengono abbattute le barriere di genere, classe, razza, orientamento sessuale.  Una scuola che educhi alle differenze di genere – sì, chiamatelo gender se volete: è insegnamento di consapevolezza e libertà, di rispetto di sé e degli altri. Vogliamo educazione sessuale e campagne di prevenzione e riduzione della violenza omolesbobitransfobica. Vogliamo accesso anonimo e gratuito a screening e terapie per tuttx. Vogliamo centri antiviolenza autonomi e gestiti dal basso, con personale formato, in cui per ricevere i finanziamenti e gli aiuti non ci sia l’obbligo di schedare le persone che vi si rivolgono. Vogliamo consultori liberi dalle ingerenze della chiesa e ospedali liberi dagli obiettori, vogliamo case-famiglia e centri di rifugio per chi nella famiglia trova solo violenza e oppressione. Vogliamo un reddito di autodeterminazione, universale, individuale, slegato dal lavoro, per emanciparsi dalle famiglie di origine e sottrarsi alla violenza domestica e anche come risarcimento per essere dellx bambinx e adolescenti queer in una società eteropatriarcale.

Fanno bene a temerci le piazze provita perché vuol dire che hanno capito che siamo qui per sgretolare dalle fondamenta il sistema di dominio oppressione e odio che chiamano libertà ma che è solo violenza e tutela del privilegio.

La rivoluzione o sarà TransFemministaQueer o non sarà.

)*(

La lotta è fica e cula.

////////////////////Ciao a tuttx!////////////////////

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FROCIE A PEDALI, ATTENTE AI BINARI /// le parole della non-biciclettata milanessa ∴ 27/06/2020

Posted on 2020/07/14 - 2024/04/11 by phrocissime

Care amiquex*+,

con enorme piacere e smodato godimento pubblichiamo le parole d’amore che vi abbiamo letto nelle cinque tappe della non-biciclettata, lo scorso 27 giugno a Milano — cliccate sul titolo per leggere il post:

∴ MARCE, NON MERCE /// il discorso con cui apriamo, senza vendere niente

∴ PRENDIAMOCI CURA DI LORO, PRENDIAMOCI CURA DI NOI /// riflessioni sopra e sotto la regione lombardia

∴ PER SARA E PATRICK /// comunicati sull’Egitto e oltre (in preparazione)

∴ RIFLESSIONI SUL PRIVILEGIO BIANCO /// dove capiamo che i tornelli non girano per tuttx nello stesso modo

∴ VIA LECCA /// il discorso con cui chiudiamo, per aprirci a nuove avventure

 

e ci mettiamo anche un’aggiuntina: testo e pdf del volantino di chiusura:

∴ IL TRIANGOLO ROSA /// omonormatività, quotidiano omocausto

 

buona lettura, e marcia sia!

)*(

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MARCE, NON MERCE /// il discorso con cui apriamo, senza vendere niente

Posted on 2020/07/14 - 2024/04/11 by phrocissime

Care amiche e care amiche,

permetteteci di usare il femminile per tutte le persone presenti in questa piazza. Abbiamo la fortuna, e lo diremo dopo, di non essere, nessuna di noi, un vero uomo.

Abbiamo la fortuna di poter riflettere, e di poter scegliere come parlare — e abbiamo preferito il femminile.

Oggi a Milano il pride “ufficiale”, quello dominato dalle multinazionali che sfruttano il nostro lavoro e i nostri consumi, si è trasformato in cuori bianchi in piazza Duomo. Bello l’amore sì, ma chi se lo può permettere? — noi siamo qui per ricordarci quanto è difficile il percorso che ci porta alla libertà di amare.

È una libertà che si conquista attraverso la libertà di avere una casa, di avere tempo libero dal lavoro, di avere salute fisica e pace mentale. È libertà dalla violenza eteropatriarcale e dello stato. È libertà di lavorare, per chi lavora nel sesso; libertà di migrare per chi cambia paese, senza stigma e senza razzismo. Ed è libertà nelle relazioni, che non si riducono alla coppia e alla famiglia. È libertà di ripensare quello che vuole dire amore e di capire che le nostre relazioni e i nostri affetti si basano principalmente sull’aiuto reciproco, sul mutualismo, sulla sorellanza, sul consenso. Non su un’idea di amore romantico fatto di cuori – bianchi, arcobaleno o di qualsiasi altro colore. E le nostre relazioni e i nostri affetti non si basano neanche su un matrimonio che ci costringe negli schemi eteropatriarcali. Gli stessi schemi che tanto vorremmo abbattere.

Libertà vuol dire libertà di avere un tetto sopra la testa. Non solo avere posti dove ci vendono da bere, ma poter avere una casa. Per arrivare a questa libertà dobbiamo contrastare lo sfruttamento turistico della città, fosse anche arcobaleno, che rende gli affitti inaccessibili, i prezzi delle case inarrivabili, le case popolari e le occupazioni attentati al decoro, da cancellare dal panorama cittadino con sgomberi. Vuol dire che dobbiamo contrastare l’immaginario per cui saremo felici solo se potremo sposarci o diventare genitore1-genitore2 (e genitore3-genitore4 quando?), e invece saremmo promiscue se abbiamo tre amanti e facciamo le orge oppure sfigate e frigide se non vogliamo scopare.

Vuol dire che dobbiamo poter acccedere agli esami e alle terapie per tutte le malattie sessualmente trasmissibili, in maniera anonima e gratuita, e senza permettere che il personale medico ci giudichi per la nostra condotta. E non parliamo solo di HIV, o di PrEP, ma anche di papilloma virus, di epatite A, di epatite C, di sifilide, di gonorrea.

Ci siamo riunite in assemblee milanesi e nazionali dalla fine dello scorso pride. Abbiamo deciso che era arrivato il momento di unire le nostre forze e far sentire insieme le nostre voci, di dare visibilità alla nostra lotta per una società più simile a quella che sogniamo, e che sognando e lottando viviamo.

Siamo nate per contrastare una fiera pubblicitaria del turismo ghei e lesbico, siamo cresciute fino a diventare un grande percorso collettivo, una grande marcia, appunto una Marciona. E questa Marciona adesso si muove in varie città, a Bologna, a Bergamo, a Roma e qui a Milano, animata da decine di realtà, moltissime soggettività, cagne sciolte, frocie perse, cose marce. E siamo marce, perché rappresentiamo tutto quello che il privilegio patinato di certe rivendicazioni maschiliste e borghesi, anche se vestite di arcobaleno, nasconde e disprezza — troppo promiscue o troppo caste, troppo sobrie o troppo drogate, troppo ambigue o troppo straniere, o troppo animali. Ma non siamo allo zoo, anzi – noi gli zoo li vogliamo abbattere e, come ogni animale, non vogliamo essere in gabbia.

Siamo invendibili e ce lo rivendichiamo — SIAMO MARCE, NON MERCE!

* * *

No, non siamo veri uomini. Se la verità del genere e del sesso è quella che stabilisce la medicina che mutila i corpi intersessuali alla nascita, se è quella che ci insegnano di persone che fanno la maglia e altre che pilotano gli aerei, noi preferiamo un’altra verità.

Per questo non c’è neanche un vero uomo tra di noi. Chiediamolo ai nostri fratelli ghei pestati di botte, se se lo sono mai sentito dire, “non sei un vero uomo”. Chiediamolo alle nostre amiche e amici trans, se sono “veri uomini”. Chiediamolo alle amiche lesbiche, alle amiche bisessuali, chiediamolo alle donne. Chiediamolo ai maschi eterosessuali che però lottano con noi, che devono sentirsi dire che fanno cose da donne, che fanno cose da froci.

No, non siamo veri uomini, e se essere uomini è la mascolinità tossica e violenta dentro cui siamo state costrette a vivere, tante grazie — meglio così. Certo, stiamo generalizzando, e usando un genere solo per tutte le persone presenti. Non lo facciamo per appropriarci del femminile, non lo facciamo per sovradeterminare le scelte di genere individuali.

Se per secoli è andato bene che anche un solo uomo nella stanza bastasse per farci usare il maschile, be’ a noi basta anche una sola donna a farci usare tutte il femminile.

Ce lo insegnano alcune amiche femministe: uomo e donna sono categorie di oppressione, catene. E noi queste catene, care amiche e care amiche, adesso le usiamo per giocare, ma siamo qui per spezzarle. E quindi, ce ne andiamo belle, femminili, e plurali, in grande leggerezza!

***

Oggi a Milano vi proponiamo una non biciclettata in cinque tappe

– La prima è questa qui a PT

– La seconda sotto il palazzo della Regione Lombardia — dove parleremo di cura

– La terza ai giardini Gregor Mendel, sul lato di viale Sondrio — dove ricorderemo Sara e Patrick

– La quarta in stazione centrale — dove parleremo di privilegio bianco

– La quinta e ultima sarà in via Lecco — dove parlaremo di omonormatività

Distanziamento sociale e distanziamento fisico. La nostra è una rete solidale, che si basa sulla vicinanza e il rispetto reciproco. La nostra distanza sociale vuole essere zero. Su quella fisica chiediamo consenso, consapevolezza, attenzione. Sappiamo come si può contrarre il covid – così come sulla nostra pelle abbiamo imparato a conoscere come si diffondono mille altre infezioni – e nei presidi di oggi vi invitiamo a fare attenzione a prendere tutte le precauzioni che ritenete necessarie.

***

La non-biciclettata queer-femminista-trans delle marcione esprime piena solidarietà ai movimenti antirazzisti e alle lotte delle persone razzializzate. Da circa un mese la lotta del Movimento Black Lives Matter si è intensificata dopo l’uccisione di George Floyd e accogliamo con gioia la forza che trasmette. La nostra solidarietà è estesa anche alle rivolte contro il sistema di supremazia bianca e il colonialismo, la rabbia delle persone afroamericane e razzializzate si è indirizzata anche contro il Sistema Capitalista — perché il capitalismo trae forza dal razzismo.

Non commettiamo l’errore di pensare che il razzismo di Stato si verifichi altrove (negli stati uniti) e solo quando uno sbirro uccide una persona di colore. Quest’Italia bella finge di non vedere quanto odia tutte le persone che non sono abbastanza etero o abbastanza italiane. Tutt’al più le tratta con sufficienza, come un fenomeno di colore.

Anche nei CPR italiani, Centri di Permanenza per il Rimpatrio, le persone senza documenti, moltissime delle quali razzializzate, si sono rivoltate e hanno distrutto le strutture che le tenevano prigioniere, portando molte volte alla chiusura dei centri. I CPR sono luoghi di detenzione amministrativa, centri di xenofobia istituzionalizzata. Noi a questi movimenti, a queste ribellioni, portiamo solidarietà. Sappiamo benissimo che tutti i centri di detenzione, tutti i carceri e le prigioni, spesso, troppo spesso, non fanno altro che escludere dalla società le persone che già sono private dei privilegi di razza e di classe.

 

Le politiche sull’immigrazione nei paesi occidentali sono forme di violenza razzista e vanno combattute. Vanno combattute perché legittimano le aggresioni fisiche e verbali contro le persone razzializzate, attizzano il fuoco del pregiudizio, dell’ignoranza e dell’odio, e ostacolano la solidarietà e la libertà che per cui vogliamo vivere e lottare.

Il razzismo è una questione queer: le persone razzializzate che sono bisessuali, trans*, lesbiche, gay esistono e devono affrontare, oltre al razzismo, anche tutto l’odio, il disprezzo e la condanna sociale chiamati lesbofobia, bifobia, transfobia, omofobia e bigottismo. Ricordiamo prima che fobie o paure, queste sono forme di odio. È indispensabile una lotta frocia che tenga conto anche di come il razzismo costruisce e controlla le nostre identità e le nostre vite.

SOLIDARIETÀ QUEER CONTRO OGNI FORMA DI RAZZISMO!

∴ mai abbastanza? trovi tutte le parole d’amore del 27.06.2020 queer e ora

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