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Categoria: ARCHIVIO

Coordinamento Pride transfemminista queer 2020

Posted on 2020/06/06 - 2024/04/11 by phrocissime
A causa della pandemia globale, i Pride delle varie città sono stati annullati. Nel vuoto determinato dall’assenza delle manifestazioni di pubblico spettacolo, delle sfilate di multinazionali, delle marce depoliticizzate che sono i Pride ufficiali, vogliamo rioccupare lo spazio pubblico, le piazze e le strade con i nostri corpi indecorosi, noi soggette e collettività queer e transfemministe. Per noi il Pride non è un evento mondano al quale è possibile rinunciare, ma una lotta politica, un’alleanza di corpi, una festa con cui riprenderci lo spazio pubblico, risignificarlo, risessualizzarlo e sottrarlo allo sfruttamento capitalista delle persone, delle risorse e delle specie, sottrarlo ai rapporti di forza dell’eteropatriarcato, alla violenza e alle discriminazioni del razzismo.
 
La pandemia globale da coronavirus e la crisi economica che ha generato hanno mostrato le vulnerabilità dei corpi, dei territori, delle specie e delle popolazioni, ma anche la necessità di costruire reti di mutualismo per superare l’individualismo a favore delle comunità e delle esigenze di chi ha subito maggiormente le conseguenze della crisi. La ricaduta, infatti, è stata fortemente asimmetrica e ha segnato ancora di più le gerarchie neoliberali di classe, di razza, di genere e di sessualità. Come lesbiche, frocie, persone trans, femministe e transfemministe queer abbiamo sempre lottato mettendo al centro la riproduzione sociale e mai come in questo momento è emersa la sua rilevanza rispetto alla produzione. Tuttavia, nonostante la centralità della salute degli individui nel discorso pubblico, il diktat della produzione, dell’estrazione e del profitto si è imposto sulla cura.
 
In questi mesi abbiamo agito secondo un principio di autoresponsabilizzazione collettiva per il contenimento del contagio e di autogestione critica del distanziamento fisico, nella consapevolezza che per le donne e le persone lgbtiqueer essere ricondotte e isolate a casa ha rappresentato un arretramento nei propri percorsi di autodeterminazione e che spesso il raddoppio di lavoro di cura e smart working, unito al supporto alla didattica a distanza è ricaduto sulle donne e soggettività femminilizzate nelle case, evidenziando il loro ruolo di snodo ri/produttivo della società, del valore e della violenza eteropatriarcale. 
 
Abbiamo scelto di stare dalla parte della cura, terreno che assumiamo come pratica conflittuale. La cura non è infatti intrinsecamente “carina“, “materna“ o “naturale“ ma uno spazio di lotta: lottare per e con cura significa sostenere le lotte per l’accesso alla salute pubblica di tuttx (specialmente per chi si trova in strutture di contenimento come carceri, residenze per anziani, sprar), significa lottare per lasicurezza sul lavoro, per il riconoscimento dei lavori legati alla riproduzione della vita e dell’ambiente, per la casa, significa lottare contro l’arbitrio e la violenzadelle forze di polizia, significa garantire accesso gratuito, indiscriminato e sicuro ascuola e università . 
 
Le retoriche governative familiste e patriottiche non ci rappresentano: i nostri affetti stabili sono tutte le soggettività queer. Non siamo congiunte ma unite nella lotta. Per questo abbiamo attivato nelle città reti di mutualismo e solidarietà queer: per chi non poteva più lavorare, per i/le/* sex worker, per tutte le frocie scappate di casa e imprigionate in città chiuse e ostili, a sostegno di chi a casa ci è dovut* tornare, ricacciat* nella famiglia di provenienza, per i soggetti razzializzati e confinati nelle periferie delle realtà urbane.
 
Il discorso e la risposta istituzionale alla pandemia e alla crisi puntano ora a un ritorno alla normalità e di nuovo invisibilizzano le soggettività e relazioni queer che quella normalità eteronormativa hanno sempre combattuto. Non siamo solo coppie o famiglie più o meno arcobaleno e non si tratta solo della storica lotta per il riconoscimento delle coppie gay lesbiche. I diritti civili non sono mai separati dai diritti sociali e le lotte per il riconoscimento delle forme di vita di ciascun* sono sempre lotte per la redistribuzione: nelle nostre reti di mutualismo siamo ripartite dalla materialità delle vite queer e reso visibili parentele non di sangue, comunità non “nazionali”, reti di affetto-relazione e cura oltre la famiglia etero o omonormativa. Altre forme di intimità.
 
Con la pratica dell’autorganizzazione ci costituiamo in rete, attiviamo nodi nelle città e ovunque, e invitiamo tutt* a farlo. Condividiamo ricerche e esperienze sulla salute; partiamo dall’autoinchiesta sui bisogni e sui desideri delle soggettività queer per declinare le forme di mutualismo; affrontiamo in modo intersezionale la questione dei corpi, acquisiamo una prospettiva antispecista per destrutturare le categorie di genere e di specie; ci interroghiamo sul rapporto potere/tecnologie/soggettività attraverso la critica decoloniale alle tecnologie e il loro hackeraggio. 
 
In questo giugno segnato dalla riapertura della produzione e dalle proteste del movimento Black lives matter, riteniamo necessario costruire una rete di realtà lgbtiqueer transfemministe con cui tornare in piazza per un Pride che sia safer e che si connetta alle lotte e ai conflitti sulla cura e sulla redistribuzione della ricchezza, contro il razzismo e la violenza di genere. Siamo lesbiche, frocie, bisex, persone trans, non binarie, sex worker, soggettività razzializzate, terrone, transfemministe, queer, antispeciste e anticapitaliste…
 
Pertanto, in data VENERDÌ 12 GIUGNO alle ore 19:00 sul canale https://vc.autistici.org/marciona2020
convochiamo un’assemblea di coordinamento nazionale di realtà e soggette transfemministe queer per costruire insieme un calendario di Pride radicali, critici, nelle città e nei territori, uniti da una cornice di rivendicazioni comuni, che superino il modello vetrina dei Pride ai quali siamo generalmente abituate. Costruiamo insieme un documento per chiamare tuttx ad aderire a un Pride queer e transfemminista, stiliamo un calendario di manifestazioni di piazza e organizziamo nelle città modalità di protesta che rispettino il distanziamento fisico e che garantiscano piena accessibilità. 
 
Marciona2020
Posted in ARCHIVIO, Comunicattive

“There’s no such thing as a transsexual person”: Sheila Jeffreys per Arcilesbica, 31 maggio 2020

Posted on 2020/06/01 - 2024/04/11 by phrocissime

“Le persone transessuali non esistono”

Sheila Jeffreys @arcilesbica – 31/5/2020

Abbiamo appena finito di ascoltare il webinar di Sheila Jeffreys ospitato da Arcilesbica.

Ci fanno male le orecchie. Vi presentiamo alcuni degli argomenti più agghiaccianti che quest’associazione, a statuto formalmente antifascista, ci ha propinato.

Tanto l’intervento introduttivo quanto l’intervento della relatrice hanno presentato come primo argomento una critica del transfemminismo. Se non nulla – assolutamente nulla –, senz’altro poco – veramente poco – riguardava le donne. O le lesbiche. Il centro dell’esposizione e della discussione è stato tenacemente occupato da una preoccupata, nervosa attenzione per tutta la sfera trans, da transessualità a transfemminismo.

La nostra relatrice, Sheila, che si identifica come donna, ha negato di avere un’identità di genere. Ha anche negato che esistano davvero persone trans.

La transessualità è stata spiegata, come ci aspettavamo, come disforia di genere. Donne e uomini trans, “imitano” donne e uomini biologicx, ma niente è stato detto su come le identità “cis” imitino i modelli di genere – o se non vogliamo usare questa parola – i modelli sociali correnti. Che sono esattamente quelli in cui si realizza l’oppressione delle donne in primis, e di tuttx noi in genere.

Ma questi sono argomenti seri. I momenti più raccappriccianti avevano invece i tratti della pura fantascienza. Delle donne trans, da più partecipanti chiamate semplicemente “uomini”, si è detto che rubano gli assorbenti usati dai bagni delle donne, si è detto che si rendono protagoniste di atti di violenza nelle prigioni femminili. Si è detto che la transessualità è una parafilia. Mutuando in quest’ultimo caso il linguaggio della scienza scritta da uomini, quella di due secoli fa: la stessa che ha classificato le donne come isteriche, la stessa che torturava, con la scusa di parafilia e disforia, tutte le persone omosessuali e trans. Abbiamo anche imparato autoginofilia, una forma di parafilia che a detta di Sheila è una perversione di chi ama la componente femminile nel suo corpo maschile… una cosa del genere, anzi, ci verrebbe da dire una questione di genere, ma ci sembra difficile che possano averlo detto nella nostra conferenza.

Le persone trans, a detta di Sheila, esistono solo da pochi decenni. Certo, finché ci riferiamo alla storia e alla scienza scritte da uomini eterocis, bianchi e colonizzatori, gli stessi che hanno impedito alle donne di essere lesbiche, o scienziate o letterate, gli stessi che hanno provato come potevano a cancellarne le tracce dalla storia e dalla scienza che scrivono. Ricordiamoci che sono quella stessa scienza e quella stessa cultura di uomini bianchi che hanno giustificato il genocidio dei popoli colonizzati, e ne hanno cancellato il più possibile la storia e i saperi – compresi quelli riguardanti le identità, pre-colonizzate, che si ponevano al di fuori della norma eterosessuale e cissessuale.

Le trans violentatrici, ladre di assorbenti e perverse hanno occupato il posto centrale del discorso. Non una parola sulle persone trans psichiatrizzate, sulla difficoltà dei percorsi di transizione (e il controllo dello stato sulle scelte individuali), non una parola sul perché le donne trans finiscano in galera: o meglio, ci finiscono per ‘sex crimes’ – e questo è stato fatto passare, in un colpevolissimo silenzio, come indizio che si tratti di maschi violentatori, senza dire una parola sul fatto che il “crimine sessuale” che sbatte più spesso le persone in cella non è aver stuprato, ma essersi prostituitx.

(Sul sistema delle carceri, non una parola. Sulla prostituzione, altre e varie atrocità abbiamo dovuto ascoltare. Nessuna distinzione è stata fatta tra tratta e lavoro sessuale, tantomeno è stata fornita una linea politica di azione per relazionarsi al fenomeno. Così come non si è per esempio parlato di aborto, di accesso a cure e prevenzione, di malattie sessualmente trasmissibili, di che cosa significhi essere donna o lesbica in questa società, oltre il rapporto con le persone trans. In generale non si è detto niente sul sessismo della società, a parte un bouquet di sessismi vari: per coglierne i più bei fiori, che i sessi sono due e non si cambiano, che le trans ci rubano le donne e il lavoro, e che le giovani lesbiche sono traviate dai maschi gay per costringerle a fare una transizione – ma su questo torneremo).

Nella retorica di quest’incontro, quasi risulta che le donne trans carcerate siano vittime di stupro in strada che dietro le sbarre si trasformano di colpo in stupratori. Nessuna parola è stata detta per la violenza che le persone trans subiscono a tutti i livelli della società, sulle difficoltà che incontrano in tutti gli ambienti che la legge definisce “per uomini” o “per donne”, e da parte dello stesso stato che impone percorsi di transizione che poco differiscono da processi di psichiatrizzazione.

Al primo asterisco apparso in chat, le sedicenti femministe si sono inalberate ricordandoci che nella “nostra” grammatica esistono solo maschile e femminile, singolare e plurale – di fatto corroborando la logica patriarcale della “nostra” grammatica (dove “nostra” sarebbe l’italianissima grammatica) che fa sparire nel maschile tutte le donne, non appena anche un solo uomo entra nel gruppo.

Le giovani lesbiche sarebbero traviate dagli uomini omosessuali, per invogliarle a diventare uomini trans. Che le giovani lesbiche potessero parlare per sé non è stato preso in considerazione. Forse perché giovani e donne, due categorie di sesso e di età che le organizzatrici dell’incontro avranno trovato limitanti? Secondo le donne di Arcilesbica chi è clinicamente identificata come donna, ma non si identifica nella categoria, è “tristemente confusa” dal patriarcato, che le propone solo un modello falsato di “donna”, ossia il genere, non aderente alla sua personalità. Questo ci sembra un buon inizio per Arcilesbica. Magari a partire da qui capiranno un giorno che ragionare in termini di genere scardina proprio la categoria patriarcale e oppressiva di donna.

Siamo consapevoli di quanto possa essere faticosa l’ascesa nelle gerarchie eteropatricarcali dell’accademia. Siamo solidali con chi, guadagnatasi l’accoglienza in quelle strutture, reputi legittimo riposarsi e non fare più ricerca. Ma certo quel che abbiamo sentito oggi non ha tenuto molto in considerazione quasi tutto quel che è stato pubblicato dopo il 1989, mentre sembrava molto aggiornato sulle risse nei pub inglesi.

Siamo state anche stupite dalla centralità di interventi dati a donne non lesbiche, e adorne di tutti i segni della schiavitù patriarcale, dal trucco, ai capelli lunghi – e tutto questo mentre invece si sosteneva che le drag queen sono un argomento “problematico”, perché si appropriano della femminilità. Si direbbe dunque che nella prospettiva di Arcilesbica essere dichiarata femmina alla nascita (magari da medici uomini) equivalga a votarsi a un futuro di tacchi a spillo e locali notturni. Questa è dunque la femminilità? Noi crediamo invece che quel che vediamo in drag sia solo uno dei tanti modi di interpretare ed esporre, anche al riso, i meccanismi dei ruoli di genere imposti in questa società. Ringraziamo lx compagnx che rinunciano ai loro privilegi per esporci in drag tutte le contraddizioni dei modelli di genere. Gli stessi modelli a cui sfortunatamente anche molte delle partecipanti all’incontro di oggi sembrano uniformarsi, tristemente neanche confuse da quello che stanno facendo.

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Saffo senza confini + Xenofobia Virus

Posted on 2020/05/27 - 2024/04/11 by phrocissime
Siamo liete di presentarvi la Brigata Saffo e il primo contenuto che condividono, Xenofobia Virus, cortesia della collettiva Lesvos LGBTQI+ Refugee Solidarity ♥.
 

 
SAFFO SENZA CONFINI
 
La Brigata Saffo è nata in seno a Marciona, rete di collettive e individue queer-femministe-trans. Ci siamo riunite per l’interesse a trattare i temi legati alle migrazioni, alla conseguente repressione da parte delle istituzioni e, in particolare, ai vissuti delle persone migranti che sono queer, lesbiche, gay, bi*, trans*.
 
Siamo mosse da un profondo disprezzo per il razzismo, la xenofobia, il colonialismo e ogni sistema di oppressione che stabilisca gerarchie basate sul colore della pelle o sullo status dei nostri documenti o della nostra cittadinanza.

Continue reading “Saffo senza confini + Xenofobia Virus” →

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Solidarietà fra lavoratrici sessuali

Posted on 2020/05/18 - 2024/04/11 by phrocissime

Riceviamo e condividiamo volentieri sulla nostra blogga questo articolo sul lavoro sessuale e la solidarietà in tempi di pandemia e crisi. Per esplicita richiesta della persona che ha scritto il contributo, lo pubblichiamo rispettando la sua firma anonima: pampayruna migrante; condividiamo le sue preoccupazioni riguardo lo status di illegalità in cui le norme in vigore la costringono e quindi il suo bisogno di anonimato.

Lo scritto è stato pubblicato anche sul bollettino cartaceo e digitale Ruggiti [clicca qui per il pdf], pampayruna migrante desidera condividerlo sulla blogga sperando di diffonderlo in ambiti più femministi queer.  >>> per pubblicare sulla blogga, scrivici a sottomesse@anche.no!

Continue reading “Solidarietà fra lavoratrici sessuali” →

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VERSO MARCIONA [ONLINE] // Chiamata 3 Maggio 2020

Posted on 2020/05/01 - 2024/04/11 by phrocissime

A tutte le marcione,

convochiamo l’assemblea di Marciona

*domenica 3 maggio ore 16*

per connetterti, segui le istruzioni sul canale telegram https://t.me/Marciona
o sulla mailing list [ se non sei ancora iscritta, scrivici a phrocissime[chiocciola]inventati.org ]

O.D.G.

1) partendo dall’analisi e dalle considerazioni sulle misure del DPCM e 
sul modello di produzione, riproduzione e socialità che sottende, quali 
possono essere le modalità di incontro per ribaltare la narrazione che 
costringe i soggetti intorno al binomio famiglia/impresa? Elaboriamo 
modelli di auto-organizzazione transfemminista alternativi e dissidenti 
rispetto al modello statale capitalistico e patriarcale, senza cadere 
nella trappola della mera contestazione delle misure di contenimento, 
superandola: inseriamoci negli interstizi e allarghiamo gli orifizi.

2.1) creazione di una rete nazioAnale a partire da Marciona come spazio 
di incontro e messa in comune delle esperienze delle varie città, con 
l’obiettivo di moltiplicare le forme di mutualismo e ascolto attivo nel 
paese;

2.2) a quali reti e istanze di lotta già avanzate da altre reti diamo 
supporto come Marciona nazioAnale con l’obiettivo di connettere tra loro 
le diverse lotte?

3) fare un’inchiesta sui bisogni delle frogie, anche immateriali, di 
connessione/connettività rispetto alla socialità frocia che sparisce, 
rimettendo allo stesso tempo in discussione i modi di autoinchiesta e la 
pratica stessa nel quadro del lockdown;

4) uscire pubblicamente come Marciona con comunicato di posizionamento 
rispetto alla cornice “Producy Family crepy”;

5) recap del gruppo thread Marciona AntiSpe che si è riunito nei giorni 
scorsi;

6) varie ed eventuali.

A domenica!

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