Il 25 giugno 2021 scesə in piazza a Milano per la Marciona, una manifestazione queer trans femminista di soggettività e collettività che resistono alla mercificazione delle persone LGBTQIA+ e alle discriminazioni e violenze omolesbobitransfobiche, razziste, sessiste e classiste. In questi giorni pubblichiamo sulla blogga i testi degli interventi letti nei vari presidi in cui ci siamo fermatə.
*******************************************
Prima che la marcia partisse una persona razzializzata ha letto un testo scritto per ricordare Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson. Inoltre, durante la marcia sono stati incollati sui muri della città manifesti con fotografie di Sylvia e Marsha preparati dallo spezzone di persone lgbtq+ razzializzate.
*******************************************
IN MEMORIA DI SYLVIA E MARSHA
Perché festeggiamo il Pride? Molt di noi sapranno, ma forse non tutt sanno che il Pride è la Commemorazione di una rivolta, la Rivolta di Stonewall. La notte fra il 27 e il 28 giugno 1969 a New York City la polizia eseguì quella che doveva essere la solita retata dentro al bar Stonewall Inn, arrestando le persone trans, le drag queens e drag kings con l’accusa di travestitismo, che all’epoca era considerato illegale. La tensione crebbe nel momento in cui uno sbirro spinse una drag queen, la quale rispose colpendolo in testa con la sua borsetta. La folla si stava arrabbiando. Quando una lesbica butch che stava resistendo all’arresto chiese aiuto alla folla, la situazione esplose. Vennero lanciate pietre e bottiglie contro gli sbirri, le gomme delle volanti bucate, le auto ribaltate. Gli sbirri si videro costretti a barricarsi dentro al bar perché la folla era molto più numerosa ed era decisamente arrabbiata. Le vetrine del bar vennero spaccate e la gente lanciò oggetti infuocati (anche molotov) attraverso i buchi. Quando arrivarono i rinforzi in antisommossa la situazione era fuori controllo, la gente si scontrò contro la polizia e la rivolta continuò fino all’alba e anche nei giorni successivi.
In prima fila in questa rivolta c’erano le persone trans e travestite, le persone che vivevano e lavoravano in strada, le persone più marginalizzate all’interno della comunità gay. Sopratutto erano molte le persone nere, marroni, razzializzate, che subivano violenza da parte della polizia anche per via del colore della loro pelle.
Noi oggi vogliamo ricordare tutt, ma in particolare le persone trans nere e marroni che sono state e sono ancora la parte della comunità lgbtq+ più esposta a tutti i tipi di violenza etero-cis-patriarcale. In particolare ricordiamo due persone trans: Sylvia Rivera , una drag queen marrone portoricana, e Marsha P. Johnson , una queen di strada, donna nera trans.
Queste due persone trans femminili parteciparono alla Rivolta di Stonewall, ma erano già da prima attive in altri movimenti politici rivoluzionari: il movimento delle donne, il movimento contro la guerra, il movimento per i diritti civili. E successivamente alla Rivolta continuarono con altre attività politiche, fondarono STAR, lo Street Transvestite Action Revolutionaries, un gruppo di travestite rivoluzionarie di strada che faceva parte di organizzazioni politiche come gli Young Lords, gruppo rivoluzionario portoricano, ed era in collegamento con le Black Panthers, organizzazione di persone afroamericane. Oltre a partecipare alle manifestazioni politiche, uno dei principali progetti di STAR erano le case rifugio STAR House, che accoglievano persone trans e gay di strada; le madri della casa si prostituivano per pagare l’affitto e le figlie rubavano cibo, tutte collaboravano per sopravvivere insieme.
Onorare la memoria delle donne trans nere e marroni che ci hanno preceduto nella lotta, vuol dire non dimenticare il loro prezioso apporto che ha contribuito a rendere le nostre vite oggi meno peggio rispetto a 50 anni fa. Onorarle vuol dire trarre ispirazione dai loro discorsi e dalle loro pratiche, onorarle vuol dire non abbandonare la radicalità delle loro lotte.
Abbiamo deciso di ricordarle anche attraverso le loro stesse parole, per cui a continuazione leggerò un estratto da un articolo intitolato: “Ogni cosa distruttiva. Dialogo fra Sylvia Rivera e alcuni sbirri” del 1989 pubblicato nel 2013 da un collettivo di compagn anarchic negli stati uniti come parte di una raccolta di interviste, comunicati e discorsi di Sylvia, Marsha e STAR. Questa raccolta si chiama: “STAR. Survival, revolt and queer antagonist struggle” ed è disponibile gratuitamente in inglese, inoltre potete trovare qualche copia, assieme ad altro materiale, al nostro banchetto.
L’arrivo delle forze speciali credo che ci abbia davvero incitato ancora di più. A questo punto la queen che hai davanti andò completamente fuori di melone, hai presente, saltare addosso, rompere i parabrezza. Un attimo dopo, il taxi veniva ribaltato. Le macchine venivano ribaltate, vetri in frantumi dappertutto, fuochi bruciavano tutt’intorno. Era bello, lo era davvero. Era veramente bello.
A quel punto volevo fare ogni cosa distruttiva a cui potessi pensare per ferire tutti quelli che ci avevano ferito negli anni.
Furono fracassate molte teste. Ma i loro veri sentimenti non furono feriti. Tutt tornarono per prenderne ancora di più. Niente. È stato allora che si capì che niente ormai poteva fermarci, né in quel momento né in qualsiasi momento futuro.
Oggi sono una drag queen di 38 anni. Posso tenere i capelli lunghi, posso rifarmi le sopracciglia e posso lavorare dove cavolo mi pare. E non cambierò per nessuno. Se cambiassi, allora sentirei di perdere quello che il 1969 ha portato nella mia vita, ovvero l’essere totalmente libera.
Marsha P. Johnson non era una donna che teneva discorsi pubblici alle manifestazioni o comunque la Storia non ha tramandato molto. Marsha era una rivoluzionaria di azione, instancabile sostenitrice della propria comunità, dedicò la sua vita ad aiutare giovani persone trans, lavoratrici sessuali, persone queer povere e incarcerate. In un’intervista alla domanda “Eri una delle ragazze che si misero in fila a ballare sui tacchi contro la polizia?” Marsha ripose: “Oh, no. No, eravamo troppo impegnate a ribaltare macchine e urlare in mezzo alla strada; perché eravamo troppo arrabbiate che la polizia avesse chiuso quel posto”. Intervistatore: “Avevi paura di essere arrestata?” Marsha: “Ah, no, mi hanno incarcerata tante volte nei dieci anni precedenti a Stonewall. Ogni volta che uscivamo a lavorare ci prendevano e ci dicevano che eravamo in stato di arresto […] Solo perché eravamo un po’ truccate e ci trovavamo sulla Quarantaduesima strada”.
GRAZIE SYLVIA, GRAZIE MARSHA! Grazie per aver lottato per la nostra liberazione!