Cum sentire – feeling together è un gioco di ruolo W.I.P. che indaga consenso, identità e corpo.
Il gioco è un percorso, e si sta infatti costruendo e sviluppando nel tempo: iniziato con la prima chiamata in previsione di Marcionaqueer2020, e che si completerà presumibilmente tra Maggio e Giugno, in occasione di (o concomitante a) Fiera del Turismo Gay & Pride che vede Milano World Capital 2020.
Prossimo puntello:
SABATO 7 MARZO 2020
via Tolmezzo 16
19:00/22:00
Contatti:psicheesoma[at]gmail.com // IG @psiche.soma
La situazione si sviluppa attraverso uno o più “plays” o “scene”. Non ci sono attori e spettatori ma solo players. L’idea alla base prevede che i players si liberino lentamente e contemporaneamente dei layers mentali e fisici che indossano; la scena va avanti solo se le parti sono consenzienti, non è concesso parlare e toccarsi, e anche i volti sono coperti.
Ci sono state due fasi sino ad ora, e si approccia la terza, prevista per il 7 Marzo 2020.
La prima fase si è sviluppata il 6 Ottobre 2019 e ha preso forma di una performance interattiva one-to-one, della durata complessiva di tre ore. La performance era divisa in scene o “plays”. Ogni “play” comprendeva un* performer e un* spettatore, che assieme assumono il ruolo di players. Durante le tre ore sono state messe in atto 14 scene.
La seconda è stata messa in atto il week-end del 7/8 Dicembre 2019. Le “regole” del gioco rimangono le stesse, ma questa volta il confronto è avvenuto in un rapporto tre:tre, ovvero tre individui che confrontano altri tre, che assieme assumono il ruolo di players e portano avanti la scena, liberandosi lentamente e contemporaneamente dei propri layers.
La terza fase prevede circa 15 partecipanti, e avrà qualche differenza! ***STAY TUNED***
Alcuni spunti di riflessione:
La nostra identità è ciò che siamo? ma allora quanto di ciò che ci identifica ci rispecchia? quanto invece finisce per essere un modo utile per la società per catalogare e definire la norma? quanto di ciò che siamo è predeterminato? ma allora siamo fino in fondo ciò che ci identifica? o forse Tutti questi layers che “indossiamo” definiscono la nostra persona, ma quanto di questo rispecchia veramente la nostra identità? Come si fa a togliersi tutti questi layers?
E levandoci di layers, arriviamo al corpo.
Corpo, terreno politico perché ipercontrollato. Non ci è concesso un rapporto sano col nostro corpo, poco considerato rispetto alla sacra mente. La mente è sacra il corpo è profano, fa comodo al sistema sotto molti punti di vista: dal controllo biopolitico alla formazione di una “norma”: uno standard, ancora una volta, comodo peèèr identificare, etichettare, catalogare, controllare. Ma in natura la norma non esiste; non ci sono due foglie uguali su tutto il pianeta, né due animali e dunque perché questa ricerca ossessiva? il corpo normale non esiste, e non deve esistere.
Il terreno del corpo è un terreno prezioso: è il portatore della nostra anima, il veicolo della nostra ragione, il tempio del nostro intelletto. Senza il corpo, anima e ragione non si potrebbero esprimere. Per questo è importante considerarlo un terreno alla pari degli altri due, parte degna del pacchetto che crea ciò che siamo (Fanculo Cartesio, non siamo solo pensiero, ma anche carne e budella: coito ergo sum).
Seguendo un filone di pensiero esistenzialista, un individuo è solo in relazione ad un altro individuo (minimo): abbiamo bisogno di espletarci nel cosiddetto “other” per definirci, e solo attraverso energia relazionale possiamo evolvere.
Vorremmo allora lanciare una provocazione riguardo una tematica caldissima come il consenso e spostare l’attenzione da uno dei due soggetti ai due. Consenso etimologicamente deriva dal latino Cum + Sentire. Cum significa assieme, Sentire invece include tutti i cinque sensi, e non solo l’udito. Si arriva ad un significato molto ampio e poetico, quello del sentire assieme, feeling together, dove in qualche modo non è più la razionalità al centro del dibattito ma diventa un discorso legato all’empatia.