La lotta contro il patriarcato e l’oppressione delle persone queer è strettamente interconnessa con la lotta contro il colonialismo capitalista.
Israele e i suoi alleati bianchi (Unione Europea e Stati Uniti in testa) non si accontentano dell’eliminazione fisica del popolo palestinese (in atto con varie fasi dal 1948) ma spingono anche per l’annientamento culturale.
In quest’ottica rientra la tattica colonialista del pinkwashing messa in atto da Israele con il beneplacito di tutta quella parte liberale e orgogliosamente bianca della comunità LGBT+ europea e nordamericana.
Israele si presenta come punto di riferimento internazionale, protettore e sostenitore della comunità lgbtqia+, quando in verità non tollera l’espressione di identità queer non bianche. Israele utilizza attivamente il pinkwashing come dispositivo per regolarizzare la propria politica di espansione, autoproclamandosi difensore dei diritti e strumentalizzando le vite delle persone queer palestinesi per contrapporle al loro stesso popolo. Il pinkwashing rappresenta una forma di violenza coloniale che sposta l’attenzione dal genocidio in atto attraverso una retorica razzista che dipinge gli occupanti come portatori di civiltà contrapposta a una società “retrograda”. Questo processo silenzia la presenza di un movimento queer palestinese e cancella la possibilità di abitare identità molteplici attraverso una frammentazione costante tra l’essere queer e l’essere palestinese.
Sappiamo invece che il movimento queer palestinese esiste, e che è parte fondamentale della lotta anti coloniale.
Come persone queer, trans, lesbiche e frocie, vogliamo ribadire che uno stato che fonda la sua esistenza sulla violenza colonialista è uno Stato fascista e non può definirsi democratico e progressista in nessun modo. In questo momento storico, lottare per la liberazione della Palestina significa combattere contro ogni tipo di logica di dominazione e oppressione intrinseche al sistema capitalistico occidentale. Parlare di Palestina, oggi come sempre, è per noi una necessità; significa schierarsi contro un regime di apartheid.
Rifiutiamo le narrazioni ”gay friendly” di Israele, sappiamo bene che ciò si applica solo se si è bianchi.
Le vite delle persone queer non sono terreno di propaganda per la legittimazione di uno stato imperialista e colonialista: gli attacchi sul territorio palestinese non fanno alcuna distinzione di genere.
In quanto soggettività queer, abbiamo la responsabilità di schierarci al fianco di qualunque comunità vessata da sistemi di oppressione.
Siamo arrabbiatu e disgustatu per il genocidio che sta avvenendo nel territorio palestinese.
Sosteniamo il diritto del popolo palestinese a scegliere i mezzi che ritiene necessari per raggiungere la liberazione della propria terra.
Non ci sarà pace senza giustizia; non ci sarà pace senza libertà.
Non c’è liberazione queer senza liberazione della Palestina e di tutt3 l3 Palestinesi.
Materiali utili su liberazione queer e Palestina:
- https://www.ilcorsaro.info/glbtqi-3/otto-domande-che-i-queer-palestinesi-sono-stanchi-di-sentire.html
- https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=4288948064495210&id=550374051685982
- https://palestinaculturaliberta.org/2023/06/13/la-storia-di-una-donna-trans-palestinese-strappa-via-il-velo-pinkwashing-di-israele/
- http://www.alqaws.org/articles/Beyond-Propaganda-Pinkwashing-as-Colonial-Violence?category_id=0
- https://en.velvele.net/2023/10/17/bashar-murad-the-palestinian-struggle-is-a-feminist-and-queer-issue/
- https://www.instagram.com/p/Cyia27LKmOd/?igshid=MzRlODBiNWFlZA==
- https://hackmd.io/@madu/NoJusticeNoPeace?fbclid=PAAaZH2lC09TN7l7vewOogXP-qNEkeqy4sVPYPD-3ymfoDimrphD0KCJv0YFc_aem_AVSMtNlqGVZ7XX_qvEGOqrhPdYWoZrlreedNH9GM6MSMI4-4uGzPojTn5zRcMyn7pAg
- https://www.ilcorsaro.info/glbtqi-3/otto-domande-che-i-queer-palestinesi-sono-stanchi-di-sentire.htmlwww.ilcorsa