Siamo in stazione centrale, luogo simbolo della frontiera nella città di milano. Questo è il luogo dove il razzismo si concretizza in forme istituzionalizzate dallo Stato, viene qui normalizzato e si manifesta quotidianamente con le retate, i controlli dei documenti, i fermi, ma anche con forme striscianti di discriminazione. Tutt attraversano questo luogo per transitare, ma sembra che alcun abbiano più diritto di altr: i tornelli non girano per tuttx allo stesso modo.
Questa riflessione sul privilegio bianco parte da un profondo disprezzo per il razzismo, la xenofobia, il colonialismo e ogni sistema di oppressione che stabilisca gerarchie basate sul colore della pelle o sullo status dei nostri documenti o della nostra cittadinanza. Per non riprodurre dinamiche paternaliste, riteniamo indispensabile un percorso di autocritica e consapevolezza. Partiamo da noi, persone bianche queer: partiamo smascherando il nostro privilegio bianco. Privilegio bianco è NON avere un colore della pelle, essere la norma. Il privilegio bianco produce ovunque “un centro” e con esso la sua marginalità. Privilegio bianco significa essere sempre a posto, non in pericolo, non a disagio, in una posizione che ha già neutralizzato il conflitto e le diversità.
Essere consapevoli del proprio privilegio bianco può essere il punto di partenza per rompere questa neutralità e normatività. Impariamo a zittire questo privilegio e lasciare spazio alle voci delle persone razzializzate.
Costruiamo insieme relazioni orizzontali, costruiamo insieme lotta, amore e rabbia.
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Ora sti privilegi ce li diciamo:
- Io ho il privilegio di non venire fermata dagli sbirri per il controllo dei documenti solo per il colore della mia pelle
- Io ho il privilegio di non sentire battute che prendono in giro le persone della mia etnia
- Io ho il privilegio di non vedere rappresentazioni (sui mass media) stereotipate di persone che hanno il mio colore di pelle
- Io ho il privilegio di poter facilmente regalare ai miei nipoti dei libri che abbiano dei personaggi della loro etnia
- Io ho il privilegio di non sentirmi in obbligo di rappresentare un intero gruppo sulla base del colore della mia pelle
- Io ho il privilegio di essere un individuo non una categoria ambulante spersonalizzata
- Io ho il privilegio di essere retribuit* con un salario migliore e di avere accesso (non sempre) a degli ammortizzatori sociali non previsti per chi non ha la mia stessa cittadinanza
- Io ho il privilegio di mandare un curriculum vitae senza preoccuparmi di pensare al poter essere discriminata
- Io ho il privilegio del valore internazionale del mio titolo di studio
- Io ho il privilegio di non subire pregiudizi sulla mia intelligenza o sulla mia capacita’ di parlare italiano, nell’interazione quotidiana con le altre persone
- Io ho il privilegio di poter urlare senza essere accusat* o zittit*
- Io ho il privilegio di non sentirmi dire come protestare
- Io ho il privilegio di sentirmi a casa in ogni dove.
- Io ho il privilegio di pensare di disporre delle risorse, della terra, delle comunità, delle culture, come mie risorse
- Io ho il privilegio di poter chiedere e ricevere aiuto quando ne ho bisogno
- Io ho il privilegio di non essere esotic*.
- Io ho il privilegio di non vedere considerate le mie forme, i miei capelli e i miei tratti somatici come dei difetti
- Io ho il privilegio di passare inosservata
- Io ho il privilegio di non subire violenza fisica a causa del colore della mia pelle
- Io ho il privilegio di non dover dimostrare di non essere una persona pericolosa
- Io ho il privilegio di potermi fumare una canna senza essere considerata una spacciatrice perché sono bianca
- Io ho il privilegio di poter salire sul treno con una bici senza venire arrestat
- Io ho il privilegio di essere nata in un paese non in guerra (perché la sua pace è possibile grazie alle guerre portate avanti altrove)
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Decostruire non basta, bisogna trovare il modo di agire per trasformare il mondo, non basta riconoscere il proprio privilegio bianco bisogna rompere il silenzio e prendere una posizione, inclusione e partecipazione non appropriazione o feticizzazione. Abbiamo bisogno di un movimento queerfemministatrans non oppressivo e che estirpi le radici razziste e xenofobe dell’eteropatriarcato. Creiamo alleanze e complicità con i nostri sorelli e le nostre sfratelle razzializzate, la lotta fica e cula vibra con i loro corpi e le loro voci.
LA SOLIDARIETÀ QUEER DISTRUGGE LE FRONTIERE!
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